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La terza persona intervistata è Andrea Nuzzo, studente di Comunicazione digitale, nonché fondatore e amministratore della celebre pagina Facebook “Sii come Bill”.

Andrea Nuzzo, fondatore della pagina Sii Come Bill

Andrea, il Movimento Etico Digitale è costituito da menti giovani che più che attendere preferiscono agire. Tu, che in questo sei un esempio, come sei arrivato a incontrare Social Warning?

All’inizio del 2017 sono stato invitato come ospite all’evento della community “Pischelli in cammino”. Quel giorno era stato invitato anche Davide, come insegnante più giovane d’Italia. Solo che purtroppo non ci siamo conosciuti (data la sua assenza dell’ultima ora ), ma siamo comunque rimasti in contatto sui social. Mi ha raccontato il progetto di Social Warning e ho deciso di farne parte.

Tu sei il fondatore di una pagina Facebook che ha avuto grande successo in tempi brevi: Sii come Bill. Puoi raccontarci chi è questo personaggio e come ti è nata l’idea?

Bill è uno stickman (cioè un uomo stilizzato) realizzato con il programma Paint. Da parecchio tempo ho una passione per le vignette ironiche con sfondo educativo. E così, dopo aver aperto due pagine Facebook senza grande successo, a ridosso del Natale del 2015, mi sono messo un po’ per gioco a creare quello che sarebbe diventato Bill.

Ok, ci racconti i minimi dettagli?

Dunque, ad essere sincero il format non era al 100% farina del mio sacco. Ne avevo visto uno molto simile sulla piattaforma Reddit, qualche settimana prima.

È andata così: dopo aver realizzato il primo post, ormai a notte inoltrata, l’ho inserito nel gruppo Facebook dei videomaker The Jackal (che era molto attivo). E la mattina seguente c’era un numero rilevante di like, ma soprattutto c’erano tantissime condivisioni: dettaglio fondamentale per la successiva viralità del progetto.

Da lì in poi, come hai gestito l’attività? Cosa è successo?

Ho iniziato a dare voce ai pensieri delle persone, che mi davano spunti per creare nuovi post. All’inizio facevo anche 7/8 vignette al giorno, dato che le idee erano tantissime. Nonostante le mie scarse doti grafiche, mi divertivo a disegnare Bill in contesti diversi, trattando temi relativi alle situazioni quotidiane.

Non volevo strappare solo delle risatine, però. Volevo realizzare qualcosa di veramente educativo, che fosse al tempo stesso anche leggero e divertente.

Da lì, che risvolti hai avuto nella tua vita personale?

A livello di contatti sociali, mi hanno iniziato a chiamare per fare interviste e poi mi hanno invitato a un eventi sul marketing (cosa che mi imbarazzava perché non mi sentivo all’altezza).

Ho così iniziato a conoscere sempre più persone nel mondo della comunicazione e del marketing. Questo ha effettivamente cambiato il mio percorso, tant’è che l’anno successivo ho lasciato la facoltà di Informatica e Lingue per iscrivermi a quella di Comunicazione digitale.

Da oggi in avanti, cos’è che ti piacerebbe fare nell’ambito dei progetti educativi?

Il mio obiettivo principale è quello di continuare a usare la pagina per contribuire a buone cause, anche insieme ad altre persone. Quindi mi farebbe piacere collaborare con associazioni che reputo meritevoli e poi, parallelamente, vorrei curare di più la mia immagine online, raccontando maggiormente le mie esperienze personali. Mettendo al centro un po’ più Andrea e un po’ meno Bill (ride).

Da un punto di vista di cultura digitale, cosa pensi della preparazione di chi lavora nel settore educativo e formativo?

Ho notato che, sia nella pubblica amministrazione sia in ambito universitario, ci sono molte lacune dovute a uno scarso interessamento delle persone verso le novità. Mi rendo conto che è impegnativo rimanere aggiornati, ma ho la sensazione che il mondo dei social troppe volte venga ancora visto come un passatempo: che è un errore clamoroso.

Attraverso l’educazione – che ovviamente richiede tempo – penso che bisognerebbe rendere consapevoli le persone che è il modo con cui utilizziamo gli strumenti a fare la differenza.

Avendo tu 22 anni, non hai mai visto il mondo prima di internet. Oggi, osservando i tuoi coetanei, che rapporti vedi con il digitale? Non noti uno spreco di talento e di opportunità, dovuto al fatto che spesso ci facciamo un po’ “usare” dalla tecnologia?

Ci sono dei miei coetanei che non sanno praticamente nulla di digitale. Ho conosciuto invece persone oltre i 60 preparatissime su innovazione digitale e social network.

Però, per rispondere alla tua domanda, ho notato che c’è mediamente un utilizzo passivo dei social, dovuto spesso a emulazione e narcisismo.

Ho amici che vedono quello che è capitato a me come un qualcosa di miracoloso. Ma non lo è. Allora poi il rischio è duplice: inventarci scuse per non metterci in gioco e attribuire alla fortuna i risultati positivi degli altri.

Una delle lacune più grosse del sistema educativo italiano è la mancanza di supporto a scoprire e allenare uno spirito imprenditoriale. La velocità di certi risultati ci illude che non esista più il tempo necessario per fare fatica. Tu che percezione hai?

Riguardo a questo, la mia esperienza più importante è ovviamente riferibile a Sii come Bill. Questa velocità di cui parli porta a pensare le persone che i traguardi si raggiungano con uno schiocco di dita. Il problema è che i ragazzi ci provano anche a realizzare progetti ma, se dopo una settimana o un mese le cose non vanno, gettano la spugna.

La mia modesta opinione è che c’è una grande necessità di formare i giovani sui rischi delle nuove tecnologie, ma c’è anche quella di supportarli a sviluppare una mentalità imprenditoriale.

Parlando sinceramente, cosa ne pensi dell’utilità di un progetto come Social Warning?

Penso che un’organizzazione che non ha scopo di lucro e che punta a prendersi delle responsabilità nell’educazione dei giovani, abbia un’identità estremamente positiva.  

La presenza di associazioni come Social Warning è necessaria in questo contesto storico e, sinceramente, mi stupisce che in Italia l’intuizione che ha avuto Davide sia un caso ancora raro.

Enrico Chiari

Author Enrico Chiari

Storymaker | Formatore informale | Facilitatore. Finora solo due vite: nella prima, un percorso lineare. Nella seconda, la MIA strada. Sono un creatore di contenuti digitali, faccio formazione (informale e dinamica) in radici di personal branding, storytelling emozionale, armonia comunicativa online-offline. E facilito la comunicazione empatica nei gruppi.

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