(di Andrea Nuzzo, founder e admin della pagina “Sii Come Bill” e membro di Social Warning)
Da quando ho aperto la pagina di Sii come Bill ho grandi poteri, ma come diceva un ragazzo con una buffa tutina rossa e blu, anche grandi responsabilità. È successo quando avevo 19 anni, praticamente un ragazzino, ma ormai sono passati 5 anni e più cresco, più mi sento in dovere di guidare le persone che si approcciano ai social network. Cresce la padronanza, ma soprattutto la consapevolezza. L’aspetto di cui oggi c’è più bisogno. Tranquilli, non è un boomer che ve lo dice!
Al giorno d’oggi non esistono quasi più le compagnie nelle piazze o sopra i muretti, le comunità di giovani (e non) si incontrano soprattutto sul web e da esso vengono plasmati senza rendersene conto. Conosco queste dinamiche perché, oltre ad esserci passato, ho una sorella di 15 anni. Cerco di vedere come utilizza i canali social insieme ai suoi amici e non nascondo di esserne preoccupato.
Sì, decisamente preoccupato, perché sembra che in questo oceano di informazioni e contenuti nessuno sia consapevole di cosa ha tra le mani.
Eppure, anche se non ce ne rendiamo conto perché i social appiattiscono i concetti di spazio e tempo, è passato più di un decennio dalla diffusione di queste piattaforme. Possibile che ancora non si sia capito che questi strumenti, e più in generale internet, sono un qualcosa da un potenziale infinito utilizzato per la maggior parte per scopi discutibili? Ovviamente la colpa non è dei canali odierni, che non vanno assolutamente demonizzati, ma dell’uso che se ne fa.
Proprio per questo è necessaria una realtà come il Movimento Etico Digitale. Io in quanto Andrea ne faccio parte da anni e già ho effettuato alcuni interventi nelle scuole. Con Bill invece la partnership si è rafforzata in questo ultimo periodo, infatti Sii come Bill Magazine è diventato media partner del progetto, e tutti i membri della redazione ne sono Ambassador.
“Ok Andrea, bellissime parole, ma nel concreto cosa possiamo fare?”
Iniziamo a far passare il concetto che il termine “educazione” non è un qualcosa di arcaico da rifiutare, ma un elemento necessario per diffondere consapevolezza. Iniziamo a sensibilizzare non solo i ragazzi, ma anche i loro genitori che spesso sono i meno informati su certi argomenti. E iniziamo a farlo con leggerezza e semplicità, il che non significa necessariamente banalizzare l’argomento. Lo so, insisto spesso su questo aspetto, ma essendo l’autore di Bill sono un paladino piuttosto fiero del “Less is more”.
E soprattutto, smettiamola di rendere famose delle persone che non se lo meritano. Mettiamo davanti alle nuove generazioni dei personaggi che siano in grado di far capire che si può essere fighi anche facendo corretta informazione e diffondendo messaggi costruttivi, e non solo facendo video in cui ci si mostra fieri di andare a tutta velocità sulla propria auto.
Lo so, ad alcuni di voi sembrerà un’utopia, ma il nostro obiettivo non è raggiungere più persone possibili: il nostro obiettivo è risvegliare la coscienza di alcuni, perché se anche dovessero essere pochi, sarebbe già un gran risultato.
Ho colto l’occasione del Safer Internet Day per ricordarlo, ma è importante esserne consapevoli ogni giorno. Andiamo avanti tutti insieme e rendiamoci ambasciatori pratici di questa consapevolezza digitale, altrimenti risulteremmo come quelli che su Facebook seminano il panico taggandosi in ospedale e senza rispondere a chi gli chiede cosa sia successo. Sicuramente loro non sono come Bill.