Sharenting: un neologismo che unisce le parole share (condividere) e parenting (genitorialità).
Questa parola indica l’uso eccessivo dei social media da parte dei genitori che pubblicano continuamente le foto e i video dei propri figli.
Tale pratica è sempre più diffusa ed è difficile alle volte dire quali atteggiamenti possano essere descritti come sharenting o quali no.
Cosa vuol dire “troppo” nell’epoca dei genitori influencer? È questo un comportamento da condannare?
Dal mio punto di vista più che da condannare è da capire perché esiste questo bisogno di condividere foto dei propri figli e quali possano essere le conseguenze di questo comportamento.
Sharenting: un fenomeno inarrestabile
Al giorno d’oggi vediamo in qualunque social network genitori che condividono foto dei loro figli.
Foto dei propri figli ovunque! Alle volte addirittura delle ecografie!
Ma perché condivedere on-line tutti questi dettagli della nostra vita e dei nostri bambini?
Fondamentalmente per una combinazione di orgoglio, gioia, e convalida sociale.
La condivisione on-line delle immagini e video dei nostri figli infatti può:
- Fornire una convalida sociale, specialmente per chi ritiene che avere figli o nipoti sia un simbolo di realizzazione personale;
- Permettere ai nostri amici e parenti di essere testimoni della crescita dei nostri figli e della nostra famiglia;
- Rappresentare la raccolta di ricordi come dei moderni “album fotografici”. I social network possono essere un luogo facile per raccogliere immagini, rivivere eventi o semplicemente per ricordare i bei momenti passati.
- Far sapere al mondo che stiamo facendo bene il nostro compito di genitori facendoci sentire apprezzati dalle altre persone. Ci piace ricevere like alle nostre foto in cui facciamo vedere di essere dei bravi genitori.
- Condividere on-line la nostra esperienza può essere un modo per normalizzare la propria esperienza di genitore. I neo genitori spesso trovano all’improvviso la loro vita incentrata sui propri figli. Vivere la propria genitorialità on-line ci fa sentire meno soli. Ci fa sentire parte di una community.
Provvedimenti legislativi relativi allo Sharenting
Nel Marzo di quest’anno è stata depositata alla Camera dei Deputati una proposta di legge volta a tutelare i minori sul web, limitando in maniera sensibile la possibilità di pubblicare video e immagini dei figli, oltre che evitare tentativi di lucro per mezzo della loro esposizione sui social.
Il nome della proposta di legge è “Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni”, ed è stata presentata da Alleanza Verdi-Sinistra a firma di Angelo Bonelli, Luana Zanella, Elisabetta Piccolotti e Nicola Fratoianni. I tre articoli di cui è composta puntano a tutelare maggiormente la privacy dei minorenni: non proibiscono la loro esposizione mediatica ma la limitano, introducendo per esempio l’obbligo di informare AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) con una dichiarazione sottoscritta da entrambi i genitori.
Per limitare il rischio del loro sfruttamento a fini commerciali si propone di vincolare i genitori a depositare gli eventuali introiti in un conto bancario intestato al minore, a cui solo lui potrà accedere una volta compiuta la maggiore età. Si richiede che al compimento del 14esimo anno il minore possa ottenere l’oblio digitale, ovvero che possa richiedere di rimuovere dal web tutti i contenuti che lo vedono protagonista.
Qual è l’impatto dello sharenting sui nostri figli?
Man mano che i bambini crescono, ed entrano nella fase dell’adolescenza, la sensibilità e attenzione alla propria immagine aumenta e contemporaneamente anche l’importanza dell’essere accettati da parte del gruppo dei pari.
Quello che era divertente a 5 anni, potrebbe perdere parte del suo fascino quando i bambini si avvicinano agli anni dell’adolescenza. Alcuni ragazzi possono sentirsi esposti, sia socialmente che emotivamente, quando non hanno alcun controllo su ciò che viene pubblicato on-line che li riguarda. Non solo, sono state pubblicate delle loro immagini senza consenso ma senza considerare come queste appaiono ai loro amici. Così alcuni ragazzi stanno cercando di riprendere il controllo chiedendo ai genitori di concedere loro il diritto di veto su ciò che hanno pubblicato e pubblicano che li vede protagonisti. Nonostante questo i genitori continuano a condividere le foto dei propri figli come fosse un riflesso del loro ruolo di genitori.
In fondo in fondo, ammettiamolo: i genitori hanno sempre avuto la capacità di mettere in imbarazzo i figli di fronte ai loro amici… i social media hanno semplicemente amplificato ancor di più questa capacità!
“Sono genitore e quindi posso gestire l’immagine dei miei figli come mi pare!”
Questo il pensiero comune che spesso induce a condividere on-line le foto dei figli fin dai primi mesi di vita o anche durante la gravidanza. Ciò non cambia il fatto, tuttavia, che le immagini rappresentano i figli e questa condivisione avrà un effetto a catena nelle loro vite. È facile dimenticare che le immagini pubblicate e condivise diventano elementi permanenti e ricercabili su Internet. Se i genitori utilizzano Instagram o Facebook, le immagini sono proprietà di Facebook. Se sono taggati, verranno visualizzati in una ricerca su Google. Unica eccezione a questo meccanismo è l’uso di immagini effimere condivise su Snapchat, tramite le storie di Instagram, di Facebook, di Linkedin o gli stati Whatsapp.
Conta fino a dieci prima di postare
Durante le mie consulenze, mi sono chiesto quali suggerimenti dare a chi pratica troppo spesso lo sharenting.
Sarò onesto… anche io sono stato molto tentato di condividere le foto di mio figlio.
Cavoli! Mio figlio è il bambino più bello del mondo! Perché non farlo vedere a tutti?
Prima di premere il tasto “condividi” mi sono fatto una semplice domanda:
Perché voglio condividere questa foto?
La sto condividendo con la famiglia e gli amici come semplice testimonianza delle nostre esperienze famigliari?
Voglio condividere con il mondo la mia esperienza di essere genitore?
Provo piacere nel ricevere like alle mie foto?
Nutro delle speranze segrete di trasformare il mio bambino nel prossimo influencer di pannolini?
Una volta che ci siamo dati una risposta sincera e onesta a questa domanda e siamo ancora convinti che sia una buona idea… allora postiamo quella benedetta foto!
Qualche altro suggerimento?
La sicurezza viene prima della condivisione.
Ci sono cose che non dovrebbero essere mostrate.
Per esempio, tutto ciò che fornisce informazioni personali (stare di fronte a casa, a scuola o in qualche altro luogo che i tuoi figli frequentano abitualmente) o qualsiasi immagine che possa essere in qualche modo sessualizzata. Pensiamo alla sicurezza nostra e dei nostri cari prima di postare.
Le impostazioni della privacy: tue preziose alleate.
Se desideri condividere on-line le foto dei tuoi figli, assicurati di aver compreso le impostazioni sulla privacy delle piattaforme che utilizzi e quanto queste immagini potranno essere condivise e/o salvate.
Lo so… le impostazioni della privacy sono noiose… ma sono molto importanti!
Per esempio, informati su funzioni come il geotagging. Questa funzione consente di allegare automaticamente informazioni come la posizione alle foto senza la tua esplicita conoscenza.
Lasciare il geotagging sempre attivo non è una buona idea.
Pensa ai messaggi che stai inviando ai tuoi figli sulla privacy, la proprietà dell’immagine e dei dati.
Riflettiamo sul fatto che se condividiamo on-line continuamente le nostre foto e quelle dei nostri figli non possiamo stupirci che quando saranno “grandi” potranno diventare dipendenti dallo smartphone e dai like per la convalida e l’approvazione di se stessi.
Rispetta il punto di vista di tuo figlio. Non vuole che tu condivida le sue foto? Non farlo. Ti chiede di rimuoverle dai tuoi social network? Rimuovile. Prova a metterti nei suoi panni: quando eri un adolescente ti sarebbe piaciuto che i tuoi amici e le tue amiche avessero avuto accesso a centinaia di tue foto da bambino?
Fai la “Chiacchierata sui social media”.
Avere una chiacchierata su quali siano i vantaggi ed i rischi di internet e dei social media è sempre una buona idea… purché sia appropriato all’età! Un bambino di quattro anni non capirà cosa significa avere le proprie immagini condivise on-line. Ai bambini piace anche che gli altri vedano le loro immagini in quanto convalidano il loro senso dell’essere bambini e di essere visti dagli altri. È l’equivalente del “mamma, papà, guardami!” che è comune tra i bambini piccoli. Tutti vogliamo essere “visibili”.
Citando Serge Tisseron, la “chiacchierata” dovrebbe avvenire tra i 9-12 anni ovvero quando il bambino è abbastanza grande da capire che esiste uno spazio online e questa conversazione dovrebbe continuare nel tempo man mano che il bambino cresce. Tisseron ci suggerisce che:
- Dai 9 a 12 anni posso decidere assieme a mio figlio a quale età avrà il suo primo cellulare.
- Mio figlio potrà cominciare ad utilizzare internet, ma decido io se solo o accompagnato.
- Decido insieme a lui quanto tempo possa dedicare ai diversi tipi di schermo.
- Parlo con lui di quel che vede e fa on-line.
Gli ricordo i tre principi di internet:
1) Tutto quel che si condivide on-line può diventare di pubblico dominio.
2) Tutto quel che si condivide on-line ci resterà per sempre.
3) Non bisogna credere a tutto quel che si trova in Internet.
Concludendo
In questo mio breve articolo spero di non aver offeso la sensibilità di nessuno.
Non mi permetto di criticare chi condivide le foto dei propri figli on-line.
Io stesso sono stato molto tentato dal condividere le foto di mio figlio on-line ma ho deciso di non farlo.
La mia personale scelta è stata motivata dalla decisione che mio figlio possa decidere a tempo debito cosa fare della sua immagine e della sua privacy.
Anche a me piace condividere le mie esperienze di neo papà e sentirmi apprezzato o meno dagli abitanti della rete, ma so che il web è sia un ambiente ricco di possibilità, ma anche di insidie e pericoli sia per me che per il mio piccolo.
Quale può essere un rimedio a questi pericoli e insidie per genitori e figli?
Una serena consapevolezza.
Una volta che abbiamo risposto con sincerità alla domanda “Perché sto pubblicando questa foto on-line?” e siamo ancora convinti di pubblicarla allora non posso che augurare…