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Utilizzi pc, tablet o smartphone per lavoro o didattica? Fai attenzione, potrebbe causarti dei fastidi anche fisici.

In questo particolare periodo storico passiamo molte più ore in casa rispetto a quanto facevamo prima.

È un dato di fatto che in questi mesi abbiamo aumentato l’utilizzo, già di per sé importante (una persona su 4 utilizza lo smartphone per più di 7 ore al giorno), dei dispositivi digitali durante la nostra giornata. Lo smart working, le formazioni e la didattica a distanza ci costringono ad utilizzare questi strumenti molto più a lungo; e non sempre, nel corso delle ore, prestiamo attenzione a come siamo seduti o che posizioni sta assumendo la nostra schiena.

Se gli effetti sulla psiche dell’utilizzo prolungato dei dispositivi elettronici è risaputa (Insonnia, depressioni, attacchi di panico, sbalzi di umore eccetera), meno noti sono gli effetti sul corpo.

Ipnosi digitale e disconnessione dal proprio corpo

Nel mio lavoro come fisioterapista mi occupo dei problemi del corpo delle persone ma anche, e soprattutto, della loro presenza al corpo stesso. E’ già un’abitudine normale dedicare poca attenzione al corpo mentre si sta facendo qualcosa di cognitivo o di creativo. Il problema è dimenticarsene anche quando non si sta facendo niente!

Mentre attendiamo la metro, mentre siamo in coda al supermercato o alle poste, raramente la nostra attenzione si sposta nel corpo. Viviamo dentro la mente per la maggior parte del nostro tempo e quando abbiamo qualche minuto libero a disposizione per coltivare il silenzio, l’attesa, il niente, sentiamo la necessità di riempirlo tenendo in mano il nostro smartphone e scrollando il pollice sul display. Dimenticandoci di tutto, delle persone, di noi, del nostro corpo.

Donna con dolori alla schienaSi chiama ipnosi digitale e si tratta di una sorta di ”incantesimo che spinge un soggetto a rimanere connesso ai dispositivi digitali per molte ore al giorno, fino al punto da perdere il contatto con la realtà e vivere in uno stato di trance che altera i suoi comportamenti” (Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus).

La disconnessione che si crea tra il piano dell’attenzione mentale e il piano del corpo è molto profonda in queste situazioni e può creare non pochi problemi se mantenuta a lungo.

Questo è ciò che ti può succedere quando ti stendi in divano e ti lasci incantare dal display del tuo smartphone o tablet al punto di non sentire nemmeno quel muscolo del collo che implora aiuto, la posizione poco fisiologica della tua spalla o la tua zona lombare che non ama per niente la situazione in cui si trova.

Solo una gamba intorpidita o un dolore diventato insopportabile ti “risveglia” da quello stato ipnotico in cui eri caduto e ti invita a modificare la posizione. Tornando poi, ahimè, punto e a capo.

La sensazione di irrigidimento, la difficoltà ad eseguire con scioltezza alcuni movimenti, le contratture che protratte a lungo possono degenerare in disfunzioni a carico della colonna vertebrale hanno origine anche in questo. Le famose “posture dannose mantenute a lungo” non sono più un problema soltanto di autisti o impiegati che rimangono seduti per ore. Ma coinvolgono anche coloro che stanno ore ipnotizzati davanti a tv, telefono cellulare, tablet eccetera.

Chi è presente vince

Viviamo in un’epoca piena di informazioni, satura di stimoli. La pubblicità, il marketing, i social, i media, tutti si battono per accaparrarsi una fetta della nostra attenzione, pochi secondi preziosi come l’oro; si potrebbe dire che sia questa la moneta più ambita del ventunesimo secolo. 

Eppure l’attenzione, la presenza mentale, la consapevolezza del nostro corpo è anche la nostra risorsa più grande per ritornare a noi: per ascoltare e prenderci cura del nostro mondo interiore, per ricordarci di chi siamo, per rimanere centrati sulle nostre sensazioni, per gestire la nostra emotività e guidare l’intera nostra esistenza. 

Occhio attraversato da fasci di luce

Regalare attenzione al primo stimolo che ci passa sotto gli occhi equivale a rinunciare al controllo delle nostre intere esistenze. Equivale a lasciare che il mondo gestisca le nostre emozioni e i nostri pensieri. Eppure sono proprio questi che plasmano le nostre vite e creano la realtà che viviamo.

Abbiamo già parlato di alcuni effetti della poca presenza e attenzione al corpo quando si utilizza lo smartphone, come i problemi cervicali o i disturbi del sonno e agli occhi. È importante che non lasciamo che le cattive abitudini possano generare ancora più danni.

Lo Stato di Presenza nel corpo è un’attitudine che si può allenare e voglio concludere questo articolo lasciando due consigli tanto semplici quanto trasformativi.

  1. Ascolta i tuoi piedi. Mentre leggi questo articolo in che posizione si trovano i tuoi piedi? Sono appoggiati a terra? Ascolta il contatto con il suolo. Se sei in piedi porta attenzione al peso del corpo, alla pressione dei talloni o il contatto delle dita con il pavimento. Il peso è distribuito simmetricamente sui due piedi? Gioca con il peso del tuo corpo. Porta il peso dal piede destro al piede sinistro dai talloni alle punte. Ascolta quali muscoli delle gambe, della schiena o dell’addome si attivano mentre lasci che il tuo peso ondeggi in tutte le direzioni. Fallo mentre sei in attesa di qualcosa o di qualcuno, mentre attendi il tuo turno al supermercato. O anche se stai partecipando ad una conversazione. L’Attenzione si può dissociare e una parte di te può rimanere sempre connessa al tuo corpo e al momento presente.
  2. Riconnettiti al tuo respiro. Metti un allarme allo scoccare di ogni ora sul tuo smartphone. Al segnale acustico, qualsiasi cosa tu stia facendo riconnettiti al tuo respiro. Un solo respiro consapevole. Un respiro che ti aiuti a sentire le rigidità che stai accumulando nel tuo corpo e a lasciarle andare. Imparerai, nel tempo, a non avere più bisogno del segnale acustico e nemmeno di un muscolo dolorante o un arto intorpidito per riaccorgerti di te. E questo avrà importantissimi effetti anche sulla tua presenza mentale ed emotiva.

E se anche per oggi scegli di stravaccarti liberamente nel tuo divano, fallo. Ma non dissociarti dal tuo corpo per ipnotizzarti nello schermo digitale. Dagli una parte della tua attenzione. 

Lucia Primo

Author Lucia Primo

Sono fisioterapista nella provincia di Treviso, titolare dello studio Fisiocolore, dove abbino le tecniche della fisioterapia tradizionale a percorsi di crescita e consapevolezza personale nei quali utilizzo il Colore come strumento vibrazionale e cognitivo. Sono dell’idea che il corpo sia una fonte di conoscenza prezioso e che vada osservato e trattato al meglio in ogni fase della vita.

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