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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito ufficialmente il Gaming Disorder, disturbo da gioco, tra le malattie mentali riconosciute. Nelle scorse settimane ne abbiamo letto molto sui giornali e online, anche se la notizia è dello scorso anno, e in questo articolo troverete alcune indicazioni specifiche per i genitori.

Il nostro obiettivo come Movimento Etico Digitale è diffondere informazioni e promuovere azioni etiche che migliorino la società grazie a un uso consapevole della rete. 
Come genitori, approfondire la conoscenza degli strumenti e dei mondi digitali frequentati dai nostri figli ci permette di essere più efficaci e prevenire le situazioni di rischio.

Allarme videogiochi: quando è giustificato parlare di gaming disorder?

Giocare è una delle attività più appaganti e importanti dell’età dello sviluppo e, per qualche fortunato, anche dell’età adulta. A partire dai sonagli dei bebé fino allo sport professionistico (giocato o vissuto da tifoso) giocare è un’attività a cui associamo valori positivi: divertimento, crescita personale, soddisfazione. In una parola: piacere.

Come per l’alimentazione è però possibile che si verifichi una deriva patologica. Per valutare razionalmente le indicazioni dell’OMS è necessario lasciare da parte i pregiudizi sul gioco come “vizio” e “perdita di tempo”.

La definizione ufficiale di disturbo da gioco data dall’OMS è la seguente:

Un modello di comportamento di gioco caratterizzato da:

  1. una capacità di controllo limitata sulla quantità, frequenza, durata e contesto del gioco
  2. un’importanza crescente data al gioco rispetto alle altre attività della vita quotidiana
  3. una crescita dell’attività di gioco a discapito delle conseguenze negative, in particolare per quanto riguarda le relazioni personali, familiari e sociali (scuola, lavoro)

Il comportamento può essere continuo o episodico; normalmente è richiesta una manifestazione di oltre 12 mesi per poter essere diagnosticato. La definizione originale e completa è consultabile sulla versione online del CDI.

Comportamenti che potrebbero ricadere nel quadro del gaming disorder:

  • non riuscire a smettere di giocare per andare a dormire, trascurare il sonno, l’alimentazione, l’igiene personale a favore del gioco.
  • non rispettare scadenze, consegne o appuntamenti. Saltare la scuola per giocare. 
  • interruzione / abbandono di altre attività come lo sport, perdita di amicizie, isolamento.

Comportamenti sicuramente non patologici:

  • preferire i videogiochi ai compiti a casa, allo studio, ai pranzi in famiglia. I videogiochi sono un’attività piacevole e divertente!
  • invitare gli amici a casa e poi passare tutto il tempo a giocare ai videogiochi. 
  • perdere il senso del tempo mentre si è “immersi” nell’attività di gioco. Esattamente come per i giochi non digitali, è un comportamento assolutamente normale per un bambino o un ragazzo.

Se, fatte queste precisazioni e scongiurati gli allarmismi, pensi ancora che tuo figlio possa avere un problema di controllo sull’attività di gioco, parlane con uno specialista: un colloquio di chiarimento costa come un nuovo videogioco!

Gli strumenti a disposizione dei genitori

Come genitori siamo costantemente sfidati ad avere un ruolo di supervisione anche su quei comportamenti che per la loro natura “digitale” sono difficilmente osservabili. Per fortuna la tecnologia ci viene incontro con i sistemi di controllo parentale, che possono essere usati sia per semplice monitoraggio dell’attività sia per impostare dei limiti effettivi.

In particolare, per quanto riguarda l’attività di gioco, possiamo controllare:

  • gli accessi e il tempo trascorso nel gioco
  • i contenuti visionati / scaricati
  • la possibilità di interagire con altre persone reali (nei giochi online)
  • la possibilità per le altre persone di vedere il profilo e i dati del minore
  • la possibilità di effettuare acquisti con denaro

Puoi raggiungere dai link seguenti tutte le impostazioni di controllo:

Microsoft windows e Xbox One: https://support.microsoft.com/it-it/help/12439/microsoft-account-set-content-restrictions-on-windows-10-and-xbox-one

Nintendo Switch: https://www.nintendo.it/Nintendo-Switch/Filtro-famiglia-per-Nintendo-Switch/Filtro-famiglia-per-Nintendo-Switch-1183145.html

Playstation: https://www.playstation.com/it-it/get-help/help-library/my-account/parental-controls/age-ratings-and-parental-controls/

Blizzard (World of Warcraft): https://us.battle.net/account/parental-controls/setup.html

Epic Games (Fortnite): https://www.epicgames.com/fortnite/it/parental-controls

Alcuni giochi molto popolari come Minecraft non hanno delle vere e proprie impostazioni di controllo genitoriale (se non per quanto riguarda gli acquisti) quindi il nostro consiglio è di impostare i controlli a livello di console o computer.

Se nella nostra lista non trovi quello che ti serve lasciaci un commento e la aggiorneremo!

Quali sono le regole giuste per la tua famiglia?

Non esiste una ricetta infallibile per tutti ma puoi sicuramente stabilire insieme a tuo figlio delle linee guida condivise. Ti permetteranno di affrontare più serenamente la questione videogiochi, limitare i possibili rischi e soprattutto… evitare continue discussioni e contrattazioni.

Controllo del tempo:

Ci sono diverse opzioni in base all’età del bambino / ragazzo e al tipo di giochi:

  • tuo figlio ha già un’età per cui è in grado di tenere il conto di quanto tempo passa giocando?
  • il tempo per i videogiochi è limitato ad alcune parti della giornata, ad esempio il pomeriggio dopo i compiti a casa e prima della cena?
  • ci sono dei momenti in cui non permesso giocare (prima di andare a scuola, nella pausa pranzo, dopo cena…)?
  • i giochi che fa tuo figlio prevedono la presenza online di altri giocatori reali? Conosci gli orari degli appuntamenti? Quanto giocano gli altri membri della squadra? Quanti anni hanno?

In generale impostare il semplice monitoraggio del tempo non ha controindicazioni: ci permette di avere sott’occhio l’attività di gioco e di accorgerci se ci sono cambiamenti notevoli.

Impostare un limite giornaliero (blocco dopo 2 ore di utilizzo) e/o un limite di orario (blocco alle ore 21) può essere utile soprattutto per i più piccoli, che da soli non riescono a capire quanto tempo sia passato e che si trovano nella condizione di trovare un limite oggettivo e “a prova di capriccio”. 

Controllo dei contenuti:

Tutti i videogiochi sono classificati secondo il sistema PEGI (https://pegi.info/it). Possiamo quindi scegliere, in base all’età o alle caratteristiche specifiche, a quali giochi dare accesso.

Quasi tutte le piattaforme presentano settimanalmente demo gratuite o giochi in omaggio e controllarli tutti personalmente sarebbe un gran (bel) lavoro: meglio impostare un filtro sul valore PEGI massimo che riteniamo adeguato.

Classificazione PEGI per età
Classificazione PEGI per aree di pericolosità

Controllo delle interazioni:

Un discorso a parte sono i giochi multiplayer, dove una grande parte dei contenuti sono prodotti dagli utenti stessi e quindi più difficili da classificare e filtrare. In questo caso è davvero molto importante tenere alta la vigilanza.

Anche se il gioco presenta un valore PEGI adeguato i contenuti generati dagli utenti potrebbero non essere adatti ai ragazzi. Linguaggio scurrile, bullismo, aggressività, truffe e adescamento online sono un pericolo reale quando si condivide una chat scritta o audio con persone sconosciute.

Inoltre giocare assieme può creare legami di amicizia significativi anche con persone che non si sono mai viste: vostro figlio potrebbe condividere informazioni personali su dove abita, oppure organizzare incontri. 

La maggior parte dei giochi con controllo genitori permette di limitare l’accesso alla chat e la condivisione dei dati dell’account alle sole persone approvate dai genitori. Se i vostri figli sono molto giovani siate inflessibili e permettetegli di comunicare solo con persone di cui avete certezza dell’identità reale. Considerate la piattaforma multiplayer come se fosse un social network e regolatevi di conseguenza.

Veronica Contini

Author Veronica Contini

Cresciuta dai robot, sono diventata nerd per necessità quanto per vocazione. A volte mi pagano per esserlo. Mi affanno per essere tecnologicamente più aggiornata dei miei figli ma soccombo miseramente se inserita in una chat di classe. Come i supereroi ho una vita segreta AFK (away from keyboard) in cui cucino cose e amo persone, ma mai viceversa

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