Per contenere la diffusione del Covid-19, abbiamo visto gradualmente svuotarsi scuole, uffici, locali, negozi e piazze, tutti luoghi di socialità per eccellenza, in cui trascorriamo la nostra vita, la nostra quotidianità. Dall’oggi al domani le persone hanno dovuto “riprogrammare” giornate e abitudini, alla ricerca di nuovi spazi sicuri e accoglienti in cui trasferirsi. Con naturalezza il mondo digitale si è ritrovato ad accogliere un popolo smarrito, in balia degli eventi.
Riversatosi sui social network alla ricerca di nuovi luoghi in cui poter scambiare chiacchiere, opinioni e informazioni, il popolo italiano si è ritrovato sommerso da fake news virali, costretto a schivare con astuzia titoli sensazionalistici su Facebook e vocali inoltrati da amici fidati su Whatsapp. In questo clima di totale incertezza, la vita sui social si è fatta inevitabilmente più vivace e fagocitata, tra decreti, direttive (e dirette!) direttamente dal Consiglio dei Ministri.
Tuttavia se la quotidianità in lockdown ci protegge dal contagio, sta a noi trovare il modo di tenere alto il nostro morale in un contesto social e sociale che, se non affrontato con la giusta consapevolezza, rischia di travolgerci e abbatterci. Come?
1. Fare amicizia con l’algoritmo di Facebook.
E’ fondamentale che il popolo di Facebook sappia come il “gigante blu” decide quali contenuti mostrarci. Facebook (così come Instagram, TikTok e co.) ha l’obiettivo di proporre ai propri utenti un’esperienza sulla piattaforma piacevole, di qualità e più duratura possibile, per questo motivo per ogni singolo utente seleziona tra la miriade di contenuti disponibili – pubblicati da amici, amici di amici, pagine, gruppi e così via – quelli che potrebbero suscitare maggiore interesse e interazione.
Come lo fa (o come lo sa)? L’algoritmo di Facebook, attraverso un meccanismo di machine learning, analizza le azioni che compiamo sulla piattaforma (reactions, commenti, shares, visualizzazione video..), valuta e memorizza tutti i contenuti a cui prestiamo attenzione e le persone con cui interagiamo. Pesando tutti questi dati, Facebook ci ripropone contenuti e notizie coerenti con ciò che abbiamo fruito in precedenza. Questo cosa implica? Più clicchiamo e interagiamo con notizie che parlano di Covid-19 e più ne ritroveremo sul feed. Più mostriamo paura e più Facebook ce la riproporrà.
E’ possibile sovvertire l’algoritmo? Possiamo farcelo amico condividendo notizie positive e propositive. Limitando l’attenzione che prestiamo alle notizie sensazionalistiche (e spesso false), anche il nostro feed, lentamente, rifiorirà. Per quanto difficile possa essere in questo momento, cerchiamo di allontanare le notizie che fanno paura. Apriamoci, con la giusta cautela, a quelle che fanno bene, così che domani Facebook inizi a proporci il tipo di notizie di cui necessitiamo.
Sui telegiornali non abbiamo margine di manovra, ma sui social abbiamo il dovere di provarci!
2. Riconoscere e sfuggire alle Echo-Chambers
E’ buona norma ricordare che ciò che vediamo sui social, scrollando i nostri feed, non rappresenta il mondo nella sua totalità, ma solo quello che Facebook con il suo algoritmo ha deciso di mostrarci. Queste “porzioni di realtà” vengono anche chiamate bolle informative.
Secondo alcune teorie, nei casi più estremi, queste bolle rischiano di trasformarsi in Echo-Chambers. Le camere dell’eco sono spazi virtuali chiusi all’interno dei quali gli utenti rimbalzano e auto-confermano le medesime credenze e idee.
Le camere dell’eco fanno leva sui bias confermativi delle persone: non stimolano il confronto, ma amplificano e rafforzano il pensiero di un gruppo che la pensa allo stesso modo. All’interno di queste camere la percezione della realtà rischia di essere distorta e limitata.
Va detto che oggi non abbiamo evidenze scientifiche a dimostrazione che i nostri comportamenti sui social network portino a rinchiudersi in una “bolla”, e ci fa piacere ricordare come i vari player stiano affinando il funzionamento dei propri algoritmi per evitare polarizzazioni di pensiero. Ad ogni modo, non possiamo che invitare tutti a informarsi attingendo da più fonti e media possibili per minimizzare la rilevanza e l’impatto di questo fenomeno.
Quindi, cosa abbiamo imparato?
– Ciò che vediamo sul web, arriva a noi per un motivo preciso, non si tratta di karma, ma di algoritmo. L’algoritmo di Facebook decide cosa mostrarci e funziona più o meno allo stesso modo dell’algoritmo di Netflix che ci consiglia quali serie guardare. Altri esempi? L’algoritmo di Amazon che ci suggerisce il libro che fa al caso nostro. Quello di Google che ci mostra il banner di un e-commerce dove possiamo trovare a un prezzo super-conveniente l’articolo che stavamo giusto cercando.
– “Frequentare” l’algoritmo (o meglio gli algoritmi) con la giusta consapevolezza consente di navigare in sicurezza, apprezzandone pregi e potenzialità.
Ps. E’ sempre buona norma essere amico di chi sa tutte queste cose su di noi!