Primo giorno di scuola primaria, i bambini si dirigono verso l’ingresso con il loro zaino in spalla. Le mamme li salutano da lontano, qualcuna estrae il cellulare per un’ultima foto ricordo ed ecco che lo scatto viene interrotto dalla prima notifica della chat di classe. No, non si tratta dell’intro di un film horror, ma è la triste realtà nella quale le mamme, e alcuni papà temerari, vengono coinvolti ancor prima che suoni la campanella. Come sopravvivere a queste chat e renderle uno strumento davvero utile senza trasformarle in un incubo? Facile, basta seguire 5 buone abitudini:
1) Chiedere il permesso prima di aggiungere un numero
La chat di classe è in genere gestita dal rappresentante che si fa carico di creare un gruppo Whatsapp e aggiungere i numeri degli altri genitori. Ricordiamoci però che il numero di cellulare è un dato personale e come tale deve essere trattato. Il primo passo per creare una chat fruttuosa è quindi quello di chiedere il permesso ai genitori prima di aggiungerli, evitando di chiedere il numero della mamma di Giovanni alla zia di Marco che conosce la sorella di Lia che al giovedì va a pilates con la suddetta.
2) Inviare un messaggio di intenti
Una volta aperta la chat è bene specificare il suo obiettivo. Ad esempio può essere utile inviare un breve messaggio dove si comunica che si tratta di una chat di servizio per la classe Prima A. Non un mezzo per organizzare le pizzate del venerdì, chiedere se qualcuno può passare a prendere Lorenzo a calcio, o fare gli auguri alla piccola Alessia per i suoi 7 anni.
3) Fare da supporto al registro elettronico
Tutte le informazioni casa-famiglia passano per il registro elettronico, al quale si accede inserendo le proprie credenziali sul sito della scuola. Questa procedura, sebbene possa sembrare semplice, per molte mamme poco tecnologiche non lo è, per questo ben venga una chat di gruppo che riporta le comunicazioni ufficiali e aiuta anche i genitori meno smart a restare aggiornati sulle circolari inviate dalla scuola.
4) Evitare questioni personali
Proprio perché si tratta di una chat di servizio, qualsiasi comunicazione che non riguarda tutti i genitori andrebbe evitata. Se Mario ha tirato i capelli a Sofia durante l’intervallo, utilizzare la chat di gruppo per criticare questo comportamento e chiedere pubblicamente l’intervento dei genitori di Mario peggiora solo le cose, alimenta astio nei confronti del bambino e divide i grandi in fazioni. Forse non si tratta di cyberbullismo nei confronti della famiglia di Mario, ma poco ci manca. Meglio quindi spostare ogni comunicazione personale in chat private. O, ancora meglio, organizzare una merenda tra Mario e Sofia dove i bambini possano scusarsi a vicenda e mangiarsi un gelato per fare pace!
5) Ricordarsi che i genitori non fanno i compiti
“Matematica: fare Pag. 4 – Pag. 6. La 5 dobbiamo farla?” quanti messaggi di questo tipo troviamo ogni settimana nella chat dei genitori solo perché mamme e papà, nel loro intento di aiutare i figli a fare i compiti, non hanno capito le consegne scritte sul diario. La chat dei genitori è tale perché riguarda questioni casa-famiglia tra genitori, e i compiti non sono una di queste. Nelle chat di classe, quindi, evitiamo di sommergere gli altri con domande e dubbi riguardo i compiti. Non è mai morto nessun bambino per aver saltato pag.5, mentre molti genitori hanno dedicato meno tempo ai loro figli per cercare di leggere tutti i commenti riguardo i compiti di matematica!
In un mondo dove mamme e papà sono sempre più impegnati al lavoro e la tecnologia è entrata nella nostra quotidianità, la chat di classe può sostituirsi alle riunioni di classe improvvisate degli anni ’90, quando i genitori si trovavano fuori dai cancelli delle scuole verso mezzogiorno. Ma attenzione: il rischio di farla diventare l’unico mezzo di comunicazione è dietro l’angolo. Ben venga quindi l’avviso per il corso di piscina del martedì, ma cerchiamo di continuare a partecipare in modo attivo agli incontri proposti dalla scuola. Essi permettono a tutti i genitori di confrontarsi, evitare incomprensioni e concorrere insieme a crescere i nativi digitali che saranno i genitori di domani.